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Incontri con i Designer Artigianali



11.03.2012
Un insolito designer artigianale: useDesign


Perché insolito? Perché il designer Luca Scarpellini di useDesign è un designer artigianale molto originale, sempre alla ricerca di oggetti vecchi, di scarto, riciclati, per poi ricrearne di nuovi dando loro una funzione diversa.
Luca è un designer curioso, stimolato continuamente da ciò che lo circonda, il suo laboratorio sembra una "clinica per oggetti", dove lui assembla e modifica le sue creazioni.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con Luca, leggete cos'ha da dirci!




Luca, "useDesign" è un nome che attira, vuoi spiegarci che messaggio vuoi comunicare?

useDesign è un gioco di parole. Come tutto, nel mio lavoro e nella mia vita, esso è la fusione di più significati che trovano una nuova formula per definire un concetto. L’inglese mi ha prestato due parole: “use” e “design”, parole che ho cercato di fondere in un'unica che ne contenesse una terza: “used”. Queste tre parole, assieme, esprimono il significato del mio lavoro, cioè oggetti di design con una chiara e semplice funzionalità che prendono vita da oggetti usati.




Come nasce useDesign, passione per oggetti vecchi, abbandonati, riciclati...?

useDesign nasce dalla morbosa curiosità riguardo alla vita passata, a noi sconosciuta degli oggetti abbandonati. Vi siete mai chiesti cosa abbia dovuto sopportare o quale tipo di esistenza abbia avuto un vecchio aspirapolvere abbandonato al freddo e allo sporco di un mercatino delle pulci? Avete mai tentato, inutilmente, di dedurne il passato osservando ed analizzando i graffi e le ammaccature che lo caratterizzano?



Sono stato sempre affascinato dai mercatini dell’usato e dai ferrivecchi da ben prima della nascita di useDesign. Spesso andavo in questi posti magici solo per godere dello spettacolo che regolarmente mi si presentava agli occhi. Era un po’ come andare in piazza o al parco e incontrare altre persone. Ogni oggetto mi parlava, o meglio, tentava di comunicare qualcosa, che però non riuscivo a capire fino in fondo. Credo che gli oggetti abbandonati abbiano tanto da dire, ma che usino un linguaggio che a noi non è del tutto comprensibile, per cui non riusciamo a percepirne il reale contenuto.
Molte persone scelgono, volontariamente o meno, di ignorare questi messaggi per quieto vivere, o per non farsi distrarre dalla normale vita quotidiana.
useDesign è nata in funzione di un’affannata ricerca di risposte.





Come ti è venuta l'ispirazione per creare una linea di design dal riciclo?

Il primo pezzo di design che ho creato era un regalo per una ragazza: una bilancina trasformata in lampada, verniciata di fucsia metallizzato. Dopodiché, nell’arco di un anno ho realizzato altri quattro prodotti: un orologio/telefono verde e due fermalibri/ferri da stiro, anch’essi verdi e una lampada/moka blu, tutti realizzati come regali per persone speciali.
Avevo ottenuto degli oggetti interessanti, e sotto la spinta di amici e curiosi decisi di lanciarmi in quest'avventura, realizzando la prima linea di prodotti, creando il marchio ed organizzando una mostra a Ravenna. Dato il successo di quest’ultima, mi convinsi di proseguire il mio lavoro e continuare a produrre oggetti da materiale di recupero. Il resto è storia.. ;-)






Possiamo dire che useDesign è una rivisitazione dell'usato, o c'è qualche altro ingrediente essenziale?

Io definisco il mio lavoro come un “funerale in grande stile”, una degna sepoltura di tutto quello che gli oggetti usati si trascinano dalla loro precedente vita. useDesign non parte dal voler dare nuova vita, ma dal voler cancellare gli ultimi barlumi di quella già trascorsa. Questo è il motivo per cui ogni oggetto che esce dal mio laboratorio è verniciato oppure sabbiato. L’ingrediente che rende useDesign unico nel panorama contemporaneo è proprio questo aspetto, seppur estremo, dell’interpretazione di design.

























Come lavori gli oggetti che trovi interessanti, quali sono le fasi del tuo lavoro: scelta pezzi, pulitura, montaggio, assemblaggio, etc.


Come ho appena detto, verniciature e sabbiature sono le fasi più importanti del mio lavoro, forse ancora più importanti della scelta stessa dell’oggetto di partenza.
Per esempio, una delle mie ultime collezioni, la linea 27gradi, è nata da una serie di ventole industriali trasformate in orologi. La scelta dell’oggetto di partenza era quasi casuale, forse banale e non programmata, ma la sorpresa nel trovare una piccola scritta sotto lo sporco durante la fase di sabbiatura ha reso questa linea unica e carica di significato.















Il sabbiare, ma anche il verniciare, sono fasi di ricerca importanti che mi aiutano a scoprire i materiali e gli oggetti, un po’ come se denudarli o seppellirli mi permettesse di conoscerli nel profondo. Esistono diversi tipi di oggetti usati: quelli che semplicemente mi incuriosiscono e quelli che invece mi “chiamano” e mi attirano fino ad innamorarmene. Entrambi gli aspetti sono importanti nella fase di scelta del pezzo usato da lavorare e implicano un diverso attaccamento ad esso e quindi, una diversa azione di restyling.














Dai tuoi pezzi mi sembra di capire che ogni oggetto per te ha varie possibilità di essere utilizzato. Quando scegli un oggetto, tu riesci a vedere subito il prossimo utilizzo che avrà, oppure ne rimani affascinato e poi in seguito decidi come assemblarlo?


Generalmente cerco proprio quegli oggetti che mi attirano maggiormente e nella maggior parte dei casi mi lego ad un particolare oggetto immediatamente dopo averlo scorto tra i rottami. E’ l’oggetto stesso che mi sceglie, in un certo modo.
Nella maggior parte dei casi riesco a visualizzare la nuova funzione, e spesso anche il colore o la finitura, al primo sguardo, ma non sempre l’oggetto viene trasformato subito. Ci sono oggetti nel mio laboratorio che attendono di essere trasformati da anni, ma dei quali non ho ancora avuto la giusta ispirazione. Alcuni prodotti invece sono stati ormai standardizzati nel corso del tempo, come accade per le lampade da tavolo con le pistole giocattolo della linea childhood e perciò, quando le trovo nei mercatini, le raccolgo in vista di una futura produzione.






Trovi stimolante che grazie al tuo design, le persone possano portare nelle loro case nuove oggetti di vecchia manifattura?

Assolutamente sì. Spesso definisco il mio lavoro come una sorta di arte funzionale, un'arte la cui peculiarità sia quella di realizzare sculture che abbiano una ben definita funzionalità. È proprio questo collocamento di useDesign a metà strada tra arte e design che la rende molto particolare e diversa dagli altri marchi di design del riuso. Ed è anche il motivo per cui i designer normalmente mi accusano di fare arte e gli artisti mi accusano di fare design. Vivo in una terra di mezzo, convinto che un giorno la gente possa pienamente capire questo settore e possa vedere i miei prodotti come vere e proprie sculture funzionali.





Pensi che in un futuro prossimo il tuo design diventi un design di punta?
Pensi che si ritornerà all'antico, all'usato, e sempre di più al riciclo?


Beh, negli ultimi anni assistiamo ad un sempre più compreso e radicato spirito del riuso e del riciclo. I giornalisti pubblicano sempre più volentieri i prodotti di riuso collocandoli allo stesso livello dei prodotti di design industriale. Questo fa ben sperare in vista di un futuro in cui finalmente i designer e gli artisti del riuso avranno una loro ben definita corrente artistica.




Interessante...e i tuoi pezzi sono unici, come da collezione, o produci anche più pezzi uguali?

Al momento attuale useDesign si compone di 8 linee di prodotti, alcune delle quali composte da pezzi la cui realizzazione può essere serializzata. La maggior parte delle nostre opere però sono pezzi unici secondo diverse modalità.
La linea childhood per esempio, composta da lampade realizzate con vecchie pistole giocattolo, è una linea in cui l’idea rimane costante, mentre ogni modello è diverso dagli altri; la linea 27gradi è una serie limitata e numerata di 21 orologi apparentemente uguali; la linea underSkin invece consiste in oggetti pensati per essere ripetibili in maniera sempre uguale. La linea di prodotti che caratterizza maggiormente useDesign è la linea luxury. Questa collezione è composta invece da pezzi unici, numerati da 1 a 24. Esistono infatti solamente 24 versioni diverse dello stesso oggetto, che sia una lampada con una moka o un asciugacapelli oppure un orologio con un ferro da stiro.




Hai un laboratorio, un atelier, dove si possono visionare i tuoi prodotti?

I prodotti useDesign nascono nel mio laboratorio -30 metri quadrati nelle aperte campagne romagnole nei dintorni di Forlì- per poi essere venduti ed esposti in tutta Italia. Sul nostro sito web www.usedesign.it potete trovare tutti i punti vendita tramite i quali attualmente distribuiamo i nostri pezzi unici e le nostre serie limitate. Normalmente i prodotti non sono esposti in laboratorio, ma organizzo continuamente mostre sul territorio nazionale ed internazionale presso gallerie d’arte e locali. Si può consultare il nostro sito web ed iscriversi alla newsletter dalla pagina “contatti” per rimanere sempre aggiornati sulle nostre attività, mostre e sui nuovi prodotti e punti vendita.


Ringraziamo Luca per aver scambiato due chiacchiere con noi ed averci accompagnato in questa visita nel suo originale modo di coniugare arte e design.

Dove trovare Luca e come contattarlo?



sede: Via del Bosco 6/a, 47122, Forlì (FC)
telefono: (+39) 339 1042325
fax: (+39) 0543 728078
sito web: www.usedesign.it


Le foto utilizzate in quest'articolo sono una gentile concessione di useDESIGN©








26.01.2012
Incontri con i designer artigianali: L'Atelier Design Trasparente



E con il nuovo anno apriamo una nuova rubrica:

Incontriamo per voi i designer che si definiscono "Artigianali".
Designer che lavorano i loro prodotti, uno ad uno e non in serie industriale.
Sta nascendo una nuova idea del design, un concetto più personale, controllato in ogni minimo dettaglio dagli stessi designer che lo producono.
Benvenuti in questa nuova dimensione del Design.


Il primo appuntamento è con i designer Emiliano Brinci e Francesca Soluzioni nel loro Atelier.
Ebbene sì, abbiamo incontrato i simpatici designer di "Design Trasparente".
E, tra una chiacchiera e l'altra, è nata l'idea di rendervi partecipi del nostro incontro.
Una bella chiacchierata sul design artigianale ed il lavoro che svolgono in Atelier.
Vi va di sentire cosa ci siamo detti? Allora mettetevi comodi e...buona lettura!



1) Com'è nato Design Trasparente: passione per il metacrilato e per le materie plastiche?

Io e Francesca ci siamo conosciuti nel 2004, quando per motivi di lavoro abbiamo cominciato a collaborare sporadicamente. Io progettavo stand per un società di Roma, Francesca invece aveva aperto da poco il suo laboratorio di lavorazioni di materie plastiche.
Due percorsi progettuali diversi, ma con molti punti in comune.
Questo è stato il nostro approccio e l’inizio della collaborazione.


Progettando insieme, confrontandoci, parlando ogni giorno, abbiamo notato che entrambi avevamo la passione per la ricerca e le materie plastiche e le forme rigorose che si possono realizzare con semplici lavorazioni, contrapposte alla vivacità dei colori.
Abbiamo capito di essere due ARTIGIANI/DESIGNER.

Artigiano non inteso semplicemente come una figura con abilità tecnica e manuale, ma colui che persegue per sé e per la propria personale soddisfazione, la ricerca dell’opera quasi perfetta, del buon lavoro fatto con arte, intelligenza, sapienza manuale e conoscenza, che va contro la mediocrità e il “basta che sia fatto”.




2) Un design artigianale si inserisce facilmente nella realtà dei designer aziendali?
Ed in quanto a vendita di prodotti, come vi siete inseriti nel mondo commerciale del design?

Vorrei sdoganare lo stereotipo dell’artigiano di bottega, circondato da apprendisti e con la matita sull’orecchio.
Essere artigiani/designer significa vestire i panni d’attento osservatore; vuol dire guardare al passato puntando all’avvenirismo Made in Italy, così come implica pure l’essere dotati di capacità tanto manuali quanto tecniche.
I nostri prodotti sono progettati con il CAD, tagliati con macchine a controllo numerico e rifiniti tutti a mano.
Questo significa niente stampaggi industriali, niente serie illimitate.
Questo significa fare le cose con arte: sapienza manuale e conoscenza -approccio tipico del fare artigianale- ottimizzando forma, funzione, ed estetica -approccio tipico del designer industriale.





I nostri oggetti sono tutti simili ma mai uguali tra di loro.
In un periodo storico come quello attuale, dove università e scuole private ogni anno “sfornano” centinaia e centinaia di designer e creativi che si immettono in un mercato ormai saturo e in crisi come quello industriale; dove le aziende non hanno più il tempo e denaro per investire e scommettere su nuovi progetti, l’unica via d’uscita è pensarsi come una micro-impresa, ed iniziare la via dell’autoproduzione.

Se non siamo i primi a credere in noi stessi chi altro lo può fare?
Non è facile, noi lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.
Bisogna acquisire abilità tecniche, investire soldi, trovare un'idea, saper padroneggiare i nuovi mezzi di comunicazione e lavorare sul proprio nome, che deve diventare il proprio personal brand.
Riguardo alla commercializzazione dei prodotti, in pochi anni siamo riusciti ad aprire un Atelier online e offline, dove vendiamo il nostro design - e quello di altri Artigiani/Designer come noi - e ad acquisire alcuni punti vendita in Italia.




3) Lavorate i vostri prodotti in un atelier: dove avete imparato la lavorazione del metacrilato?

A questa domanda ci piace rispondere evocando l’immagine della pianta che deve consolidare le radici.
Ogni abilità tecnica si acquisice con l’esercizio.
Motivo per il quale abbiamo lavorato, per anni, fianco a fianco con chi il mestiere lo conosceva bene, assimilando, come spugne, quello che nessun libro di testo ti può insegnare: l’esperienza manuale.






4) Se doveste raccontare il vostro percorso in pochi punti dal vostro inizio in atelier ad oggi, come lo descrivereste?
(esempio: avete iniziato montando l'officina, comprato i macchinari, imparato a lavorarli, e presentati alle aziende)

Ti descriviamo sinteticamente la ricetta che bisogna seguire per realizzare un progetto come il nostro.
- Prendete un pizzico di macchinari, uno spicchio di computer e iniziate a condirli con un abbondante numero di pratiche fresche.
- Dopo aver mixato tutto e frullato bene i vari ingredienti, versate il contenuto in un recipiente abbastanza grande da contenere tutto.
- Finito l’impasto, bisogna aggiungere un litro di tecnica, mezzo litro di design, una bustina di esperienza e un cucchiaino di creatività.
- Infornate tutto per almeno 5 anni a circa 200°
- A cottura terminata aggiungere scaglie di social network, un pizzico di blog, una serie di eventi a proprio gusto con un abbondante spruzzata di passaparola.
- Impiattate il tutto su un bel network e servitelo ancora caldo accompagnato da una serie di distributori e punti vendita freschi .






5) Direi simpatica ed esauriente la vostra ricetta! :)
E...oltre al design, le vostre passioni come creativi?

Quando non pensiamo “al design” nutriamo il nostro corpo e la nostra anima.
Mangiando, leggendo, bevendo, passeggiando e ascoltando musica.





6) Un consiglio per i giovani designer artigianali?

I momenti di crisi sono periodi in cui possono nascere opportunità interessanti per chi ha creatività e la voglia di emergere.
Non perdete troppo tempo, iniziate oggi a realizzare quello che state pensando di fare.



7) Avete mai organizzato dei Workshop?

Sì, abbiamo organizzato, durante manifestazioni di settore svoltesi a Roma, dei workshop per fa conoscere meglio, a progettisti e semplici curiosi, le potenzialità dei prodotti plastici.



Bene ringraziamo Emiliano e Francesca, per essere stati qui con noi, e per averci illustrato il loro lavoro.
E vi invitiamo a fare un giro nel loro creativo Show Room a Roma.



-Dove trovare Emiliano e Francesca e come contattarli?

show room: Piazza Scotti, 23 - 00151 - Roma - info@designtrasparente.com
atelier: +39 06.31.05.66.51

blog: http://designtrasparente.blogspot.com/
sito web: http://www.designtrasparente.com/

e-mail:
Emiliano Brinci: emiliano@designtrasparente.com
Francesca Soluzioni : francesca@designtrasparente.com


Le foto utilizzate in quest'articolo sono una gentile concessione dell'Atelier Design Trasparente ©
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